C'era una volta una bambina di appena due anni,
che si divertiva a ballare ogni domenica durante i canti della messa nella chiesetta di quartiere.
La stessa bambina, solo qualche anno dopo,
accompagnava il fratello maggiore a scuola di nuoto, per potersi poi nascondere in una stanza segreta, armata di walkman e taccuino, a scrivere i passi dei balletti che inventava sulle note di "Maria" di Ricky Martin.
Quella bambina da grande voleva diventare una coreografa.
Fino al diploma il sogno continuava a essere lo stesso: approfondire gli studi in Germania, ballare e creare coreografie per tutti, dai più bravi ai più imbranati, perché quello che più la ispirava era trovare la luce in ogni ballerino, non i difetti, ma ciò che li faceva brillare sul palco come in sala prove.
Poi qualcosa è andato storto.
Fisicamente nessuno le avrebbe dato della ballerina.
Era troppo formosa, con questa gambe troppo grandi e sode da sollevare, quei fianchi troppo larghi per entrare in un tutù.
Ma lei nel tutù ci entrava lo stesso, quelle gambe le mostrava lo stesso, nude e tozze sul palco, il tutto accompagnato da quell'aria ribelle, presuntuosa e di scherno stampata in faccia, come per dire "Si non ho il fisico, ma intanto non hai occhi che per me".
Perché magari in sala prove le umiliazioni erano tante, davanti alle compagne di corso, alle allieve più grandi, ai maestri di altre scuole o semplicemente davanti alla verità di uno specchio, ma sul palco, sul palco nessuno poteva toglierle la scena. Quel momento era suo e basta.
In realtà questo non è bastato a farle continuare il sogno, perché nessuno ha mai investito su di lei, tutti, dalle insegnanti che hanno fatto parte del suo percorso di formazione alla famiglia, avevano troppi dubbi e troppa paura dei giudizi esterni per poter rischiare un'impresa simile.
Purtroppo, come dico sempre io, per quanto si possa essere determinati, c'è sempre bisogno di quel 20% in più di supporto da parte di chi crede davvero in te. E' quel 20% che fa la differenza tra il lanciarsi o meno in una sfida.
Così non é stato e la bambina che ballava agganciata al termosifone guardando Heather Parisi, si é poi iscritta all'università, ha studiato tanto per tanti anni, lasciando che il suo sogno diventasse un hobby, da hobby poi é passato a valvola di sfogo per poi scomparire del tutto.
Oggi quella bambina é una donna di 27 anni, che si é trasferita per cercare strade nuove, incontri ed esperienze nuove. Ma in questi nove mesi non ha fatto che pensare al suo unico vero amore: la danza.
che si divertiva a ballare ogni domenica durante i canti della messa nella chiesetta di quartiere.
La stessa bambina, solo qualche anno dopo,
accompagnava il fratello maggiore a scuola di nuoto, per potersi poi nascondere in una stanza segreta, armata di walkman e taccuino, a scrivere i passi dei balletti che inventava sulle note di "Maria" di Ricky Martin.
Quella bambina da grande voleva diventare una coreografa.
Fino al diploma il sogno continuava a essere lo stesso: approfondire gli studi in Germania, ballare e creare coreografie per tutti, dai più bravi ai più imbranati, perché quello che più la ispirava era trovare la luce in ogni ballerino, non i difetti, ma ciò che li faceva brillare sul palco come in sala prove.
Poi qualcosa è andato storto.
Fisicamente nessuno le avrebbe dato della ballerina.
Era troppo formosa, con questa gambe troppo grandi e sode da sollevare, quei fianchi troppo larghi per entrare in un tutù.
Ma lei nel tutù ci entrava lo stesso, quelle gambe le mostrava lo stesso, nude e tozze sul palco, il tutto accompagnato da quell'aria ribelle, presuntuosa e di scherno stampata in faccia, come per dire "Si non ho il fisico, ma intanto non hai occhi che per me".
Perché magari in sala prove le umiliazioni erano tante, davanti alle compagne di corso, alle allieve più grandi, ai maestri di altre scuole o semplicemente davanti alla verità di uno specchio, ma sul palco, sul palco nessuno poteva toglierle la scena. Quel momento era suo e basta.
In realtà questo non è bastato a farle continuare il sogno, perché nessuno ha mai investito su di lei, tutti, dalle insegnanti che hanno fatto parte del suo percorso di formazione alla famiglia, avevano troppi dubbi e troppa paura dei giudizi esterni per poter rischiare un'impresa simile.
Purtroppo, come dico sempre io, per quanto si possa essere determinati, c'è sempre bisogno di quel 20% in più di supporto da parte di chi crede davvero in te. E' quel 20% che fa la differenza tra il lanciarsi o meno in una sfida.
Così non é stato e la bambina che ballava agganciata al termosifone guardando Heather Parisi, si é poi iscritta all'università, ha studiato tanto per tanti anni, lasciando che il suo sogno diventasse un hobby, da hobby poi é passato a valvola di sfogo per poi scomparire del tutto.
Oggi quella bambina é una donna di 27 anni, che si é trasferita per cercare strade nuove, incontri ed esperienze nuove. Ma in questi nove mesi non ha fatto che pensare al suo unico vero amore: la danza.
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